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Quel che sembra un semplice strumento, funzionale allo svolgimento del gioco del blackjack, ha in realtà una storia molto affascinante.
Stiamo parlando del sabot. Cuba, l'isola felice del gioco, anni Cinquanta.
Negli hotel de l'Avana, prima che Fidel Castro proivisse il gioco d'azzardo, si scommetteva che era una bellezza. Molti turisti americani, infatti, la preferivano addirittura a Las Vegas, ed anche il viaggio risultava più corto. Vogliamo parlare poi dello scenario? Caraibi vs. deserto, non c'era partita.
E' questa quindi l'ambientazione che fa da sfondo alla storia del sabot. Il presidente di Cuba dell'epoca, Fulgencio Batista, chiese una consulenza ad un criminale americano, tale Meyer Lansky, decisamente a suo agio negli ambienti del gioco d'azzardo. Lansky quindi portò quindi dei dealer fidati dall'America.
Erano giovani, sfrontati, spensierati. Utilizzavano un solo mazzo di carte e le distribuivano per tutto il giorno, raggiungendo un grado di abilità elevato. Diventarono così abili da capire come riuscire a dare una mano ai giocatori, in modo da racimolare mance sostanziose.
I gestori del casino però, che non si facevano certo passare la mosca sotto al naso, li scoprirono ben presto. La dritta fu quella di usare, così come per il baccarat, un sabot, portando il numero dei mazzi a quattro.
I dealer non poterono fare più nulla. In Nevada, però, il mazzo singolo era ancora in voga. Almeno fino al 1962, quando uscì un libro dal titolo molto eloquente che scalò le vette delle vendite. Stiamo parlando di 'Beat the dealer', frutto della brillante mente di un giovane professore di matematica, Edward Thorp.
La tesi sostenuta e dimostrata dallo studioso era quella che il banco del blackjack poteva essere battuto con una semplice strategia e tracciando le carte uscite. In questo modo il vantaggio passava dal banco al giocatore. Gli utilizzatori di questa strategia, però, venivano appellati col nome poco carino di "contatori di carte".
Come detto la volta scorsa, l'avvento di Fidel Castro a Cuba mise la parola fine al gioco d'azzardo nell'isola. Molte persone che operavano nei casino lì, quindi, furono costretti a trasferirsi a Las Vegas.
Siccome in America si usava ancora giocare con un mazzo, memori dei dealer 'truffaldini' questi operatori consigliarono di utilizzare il sabot contro i contatori di carte.
Questi giocatori furono quindi fortemente condizionati da questa scelta: contare un mazzo è ancora umanamente possibile, quattro è decisamente molto più complicato. A complicare ulteriormente i piani dei contatori arrivò l'introduzione di altri due o quattro mazzi, col totale che saliva a sei o otto mazzi.
Come in ogni campo, anche in quello del gioco e in particolare del blackjack la tecnologia è venuta in soccorso: con i mescolatori automatici si riusciva, ogni ora, a distribuire fino al 40% di mani in più.
Le possibilità di baro, inoltre, furono ridotte ulteriormente. Tutto questo fino al 2000, quando fu introdotta la prima CSM (Continous Shuffling Machine) a cura della Shuffle Master. Questa macchina permette di far giocare ogni mano di blackjack con nuovi mazzi di carte, mescolati continuamente.
Blackjack: la storia del sabot di
Daniele Paveniti -
Il Racconto della storia del Sabot nel gioco del Blackjack - Data:
2012-11-09
Daniele Paveniti -
Il Racconto della storia del Sabot nel gioco del Blackjack - Data:
2012-11-09
























