Trucchi e strategie di gioco: la decisione sull’attacco nella roulette

Uno degli argomenti più discussi di sempre è la scelta del momento giusto per procedere ad un attacco e quindi iniziare la propria puntata anche perché il momento dell’attacco è proprio l’aspetto più difficile nel gioco della roulette: non solo per l’imprevedibilità insita nel gioco, ma anche per la mancanza di tempo o di voglia di aspettare il momento per ottimizzare la propria puntata e in modo da renderla la meno sfavorevole possibile.

Il momento migliore per iniziare, quello in cui è più opportuno giocare è pertanto un aspetto delicatissimo su cui si son perse diverse discussioni ed argomentazioni teoriche formulate da studiosi e pensatori del passato: ciò che infatti rappresenta punto di discussione è che la vera difficoltà non sia il momento opportuno per iniziare l’attacco bensì il momento esatto in cui sarebbe opportuno smettere, cioè non puntare.

Altra ipotesi  è poi quella che più di tutte assale il giocatore poco frequentatore di casinò che spesso ha tempi brevi per giocare e che si può recare solo poche volte l’anno in un casinò: andare a dire ad un giocatore di questo tipo che dovrà passare la maggior parte del suo tempo ad aspettare il momento giusto è abbastanza paradossale considerando che la sua trasferta si trasformerebbe unicamente in una perdita di tempo e denaro (quello impiegato per la trasferta fino al casinò).

Questo è il discorso più comune che fanno tutti. E’ una reazione istintiva naturale questa e chi si comporta in questo modo non ha di certo colpe. Tuttavia è ovvio che così ragionando ci si espone a forti rischi e ad incoscienze: alla fine accadrà che non avremo perso tempo questo è sicuro, ma un bel po’ di denaro si! E’ indubitabile quindi che portare pazienza ha di sicuro i suoi vantaggi considerando che l’attesa se da un lato non aumenterà le possibilità di vittoria dall’altra avrà l’indubbio vantaggio di far diminuire il nostro svantaggio …

Ci sono diverse correnti di pensiero circa il momento opportuno per piazzare la puntata: c’è chi preferisce e che ritiene condizione essenziale per l’attacco proprio il portare pazienza. Usare calcolo e razionalità, pazienza e controllo, sono elementi essenziali per la buona riuscita della giocata. C’è chi d’altra parte ritiene del tutto inutile l’attesa in quanto con essa non si farebbe altro che spostare semplicemente il momento della sconfitta che diventa dunque inevitabile.

E’ indifferente quindi se si gioca sempre o solo parte dei colpi, se devi perdere perdi lo stesso! C’è ancora invece che si pone nel mezzo sostenendo che il giocare tutti o solo parte dei colpi è sempre fondamentale ed ha rilevanza sul piano delle permanenze in quanto la giocata o la non giocata andranno a creare una diversa permanenza: in pratica il nostro comportamento al tavolo, il nostro agire o non agire influirà inevitabilmente sulla permanenza.

Personalmente mi ritengo fautore della prima tesi: la seconda ipotesi citata si supera agevolmente considerando che una puntata fatta con criterio è pur sempre una puntata che da più possibilità di essere una buona puntata e quindi il fatto che se devi perdere perdi lo stesso sia se punti sempre sia se porti pazienza perde subito di importanza.

E’ innegabile infatti che aspettare il momento giusto ci espone a meno rischi oltre a darci la possibilità di fare la giocata su criteri decisamente più realistici che aumenteranno, seppur minimamente o di un millesimo, la nostra possibilità di recuperare almeno il pezzo puntato. Per controbattere invece chi sostiene la possibilità di una permanenza diversa secondo le nostre azioni, possiamo rifarci alla legge del terzo, ormai teoria consolidata e comunemente accettata e dimostrata come legge valida ed efficace, secondo cui alla lunga, tutte le nostre azioni o non azioni produrranno una permanenza che dovrà avvicinarsi quanto più possibile a quanto dettato dalla legge stessa.

Sempre “giocando” sulla legge del terzo, il cambiamento – variazione – che diamo alla permanenza con il nostro comportamento è verissimo che produrrà appunto la variazione ma la quale non si atteggerà come modifica di tutti i valori della permanenza ma solo di alcuni.

Spiegando meglio: la variazione si atteggerà non ad un c.d butterfly effect (teoria del caos, secondo cui un azione può provocare degli effetti di durata indeterminata) ma piuttosto ad una pietra nell’acqua che produrrà delle piccole onde che pian piano andranno poi a sparire per tornare tutto alla normalità … che significa? La permanenza sarà cambiata sensibilmente dalla nostra azione – non azione – ma tornerà quanto prima alla sua condizione naturale così come vuole la legge del terzo.

Da fautore della tesi secondo cui l’aspettare il momento propizio per attaccare è la condizione indispensabile per una buona riuscita della giocata, si può continuare a postulare la sua validità non più solo in termini oggettivi come risparmio economico sul capitale (come detto agli inizi, giocare troppo equivale a spendere anche di più), ma anche in termini soggettivi.

Attenzione stiamo passando sui profili psicologici del giocatore che in un modo o nell’altro entreranno in gioco anch’essi e faranno sicuramente la differenza in una partita: pensiamo al morale di chi assiste a tanti colpi tutti perdenti ma che lui non ha giocato. Il suo morale sarà alle stelle. Pensiamo al contrario a chi vede tutti colpi vincenti ma che non ha giocato.

Si sentirà una schifezza… Ma se assumiamo la forma mentale idonea, cioè quella di avere pazienza, alla fine dei conti sarà sempre un vantaggio per noi in quanto quei colpi persi o vincenti ci saranno comunque ma semplicemente noi saremo meno esposti a stress e a perdite di capitale. Alla fine la domanda che dobbiamo farci è questa: assumendo che sia una giornata in cui dobbiamo perdere, è meglio aver giocato 20 minuti folli e pieni senza perdere un colpo e perdere 300 euro, oppure giocare 4 ore e perdere 40 euro

Nel secondo caso ci saremo divertiti, avremo battagliato, abbiamo ricevuto sensazioni e alla fine dei conti, abbiam perso 10 euro l’ora. Considerando che con quei soldi non ci paghiamo nemmeno una mangiata ad un ristorante o un film al cinema, penseremo che ne è valsa comunque la pena.

Chiarito tutto ciò è ovvio che il momento giusto per attaccare non è semplicemente aspettare: non ha senso restare in un casino per molte ore e fare 2-3 puntate … il momento giusto per puntare è il giusto compromesso tra momenti di attesa, la resa per puntata e l’obiettivo che ci siamo posti.

Sappiamo ora che la roulette ruoterà sempre intorno alla legge del terzo e quindi in un ciclo, anche lunghissimo, tutto torna come in una ruota. Non possiamo calcolare il momento preciso, a volte la roulette sembrerà fare passi indietro ma alla fine il tutto ruoterà intorno a dei paletti, ad un recinto molto ampio in cui tutto appunto deve tornare.

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Quando è meglio iniziare a puntare? Quando fermarsi? Questi e molti altri quesiti sulla scelta giusta del momento dell'attacco sono affrontati per cercare la soluzione migliore